Atalanta-Messina 1-0
Garlini 19′
Stadio Comunale
19 giugno 1988
38a Serie B 87/88
Stremati alla meta.
Il sogno europeo si è infranto nel secondo tempo della semifinale di ritorno con il Malines, una strabocchevole folla ha comunque applaudito la squadra nonostante l’eliminazione ma ora, più prosaicamente, c’è una “banale” promozione in Serie A da conquistare.
Le fatiche di coppa hanno pesato notevolmente ma siamo riusciti a gestire il tutto e all’ultima giornata abbiamo ancora un punto di vantaggio sul Catanzaro ultimo concorrente rimasto, Bologna e Lecce sono già in Serie A, noi e la Lazio dobbiamo vincere l’ultima in casa rispettivamente contro Messina e Taranto che nulla hanno più da chiedere al campionato mentre i giallorossi calabresi vanno a Piacenza a incontrare pure loro una squadra senza particolari motivazioni.
Noi, però, siamo proprio alla frutta fisicamente e dobbiamo spremere le ultime stille di energia, la domenica prima abbiamo perso di netto lo scontro diretto a Catanzaro, un 2-0 senza discussioni che ha evidenziato ancor di più la differente condizione fisica tra noi e i calabresi, la stupenda ma imprevista cavalcata europea ha assorbito moltissime energie psicofisiche e se non battiamo il Messina c’è lo spauracchio-spareggio con un ben più fresco Catanzaro.
Anche se il Messina di Scoglio (in panchina) e Schillaci (in campo) non ha più interesse alcuno, la partita è temuta, la deve vincere anche e soprattutto l’ambiente, insomma la Nord.
Qualcuno prende la cosa fin troppo alla lettera e il sabato notte sotto l’albergo che ospita i giocatori isolani a Osio Sotto appaiono svariate auto con i relativi occupanti che fanno un fracasso indiavolato tanto che il direttore deve chiamare la polizia che riesce pazientemente a far desistere i canterini notturni dal proposito di disturbare il sonno degli avversari (nel frattempo sono però le due di notte).
Domenica pomeriggio fa caldo in tutti i sensi, siamo quasi in trentamila e si cerca di replicare lo spettacolo offerto con il Malines (anche se naturalmente l’atmosfera della notturna europea è impagabile) lo stadio è tutto nerazzurro e gli avversari capiscono subito che c’è voglia di far festa e non è il caso di sbattersi più di tanto per rovinarla.
La squadra parte subito forte per sistemare la questione prima che le poche energie a disposizione rendano il tutto più difficile, prima ci prova Progna ma il suo tiro è salvato sulla linea, non sbaglia Garlini invece dopo un quarto d’ora su filtrante di Icardi, boato e nerazzurro sventolante ovunque, così siamo in Serie A ma dobbiamo tenere fino al termine.
In effetti, il Messina non è mai pericoloso mentre Bonetti dopo aver triangolato ancora con Icardi arriva solo davanti al portiere ma gli tira addosso prendendosi circa trentamila benedizioni.
Intervallo e quando si torna in campo, le notizie sono (come peraltro previsto) non positive, Lazio e Catanzaro vincono e quindi dobbiamo farlo pure noi, l’unico brivido viene dal futuro atalantino De Patre che entra in area e sta per presentarsi solo davanti a Piotti ma Progna in scivolata riesce a salvare, la temperatura improvvisamente abbassatasi di una trentina di gradi in tutto lo stadio l’unico effetto collaterale.
Il pubblico fa la propria parte e quando mancano ancora più di venti minuti al termine prima la Nord e poi anche gli altri settori decidono di terminare la partita a bordo campo assiepandosi appena dietro le linee di demarcazione.
Il gioco ovviamente ne risente e non accade in concreto più nulla se non a cinque minuti dal termine quando, su una palla pericolosamente ballonzolante al limite della nostra area, si avventa (ancora !) il futuro atalantino De Patre per un tiro che potrebbe esser letale.
A stoppare il tutto zompa letteralmente forse il più stremato di tutti (come racconterà tanti anni dopo lui stesso), chi se non il grande Glenn che ribatte il pericolo, questa volta la temperatura scende a livelli glaciali ma anche questa volta è l’unica conseguenza, lo svedese ha in sostanza salvato gol, partita e stagione.
La partita sembra non finire più, ormai si gioca con migliaia di persone a bordo campo ed anche Mondonico soffre gli ultimi minuti circondato dai tifosi e intervistato da Costa per la RAI.
Proprio al novantesimo c’è una punizione per noi a metà campo, l’arbitro Sguizzato commette l’errore di prendere in mano il pallone per sistemarlo al punto esatto, tutti pensano la partita sia finita e le suddette migliaia di persone si riversano sul terreno di gioco stesso.
Randazzo si lancia sul direttore di gara per proteggerlo e assisterlo nel mischione finale: alt fermi tutti, la partita non è finita e adesso vallo a spiegare, a far uscire la gente, i nerazzurri cercano in ogni modo di far uscire i pacifici invasori per evitare ogni rischio disciplinare e incredibilmente nel giro di due minuti il campo è sgombro peccato che nel frattempo almeno due o tre messinesi siano seminudi.
A questo punto con molto buon senso Sguizzato stesso rimedia al proprio errore emettendo i fatidici tre fischi finali, questa volta è proprio fatta siamo in Serie A.
Invasione finale questa volta autorizzata, giocatori e mister portati in trionfo, le consuete scene che tante volte vedremo ancora in occasione di promozioni ma che al momento costituiscono una sorta di prima volta.
Le due precedenti promozioni degli anni settanta, infatti, sono arrivate con spareggi in campo neutro e poi bisogna risalire al 1959 (peraltro la matematica anche in questo caso arrivò in trasferta a Novara): in questo caso invece possiamo festeggiare sul nostro campo, anche se poi la festa si sposta in centro con i consueti cortei com’è possibile leggere il giorno dopo sulla stampa locale a firma del giovane cronista Piero Serina.
Il simbolo, l’immagine, che rimane nella mente dei presenti anche a distanza di tanti anni è proprio Stromberg con la sua fascia (non ancora di capitano bensì scaldamuscoli azzurra) sotto i pantaloncini neri (siamo nel 1988 nessun bada al fatto che siano di diversi colori) che si lancia letteralmente al limite dell’area sotto la Sud per salvare la stagione facendo appello alle ultimissime energie rimaste, il percorso per diventare l’idolo che è tuttora è cominciato.