Atalanta-Inter 2-1

Stadio Comunale
3 febbraio 1946
16a Serie A Alta Italia 45/46

Un Dio (del calcio) nella Dea, Meazza batte l’Inter.
E’ finalmente terminata la guerra ma le ferite nel paese sono ancora molto profonde: la ricostruzione è appena avviata, le vie di comunicazione sono ancora tutte da ripristinare ma la fame di calcio non può attendere e allora, per la prima e unica volta dal passaggio al girone unico del 1929/1930, il campionato si svolge su due gironi a carattere geografico, il Nord e il Centro-Sud.
Anche a Bergamo la voglia di Atalanta è tanta e per riorganizzarsi si organizza un’assemblea pubblica alla Camera di Commercio, bisogna scegliere un presidente e anche possibilmente raccogliere un po’ di soldi.
L’assemblea si svolge il sette giugno e alla fine è nominato alla massima carica societaria Daniele Turani che guiderà l’Atalanta per quasi un ventennio fino alla propria scomparsa nel 1964.
Durante la sua leggendaria presidenza ci sarà una sola retrocessione (e nemmeno sul campo), vinceremo la Coppa Italia e l’Atalanta si creerà la fama di regina delle provinciali che tuttora ci distingue.
La squadra man mano torna a riformarsi, i giocatori tesserati che durante gli anni della guerra erano dispersi ovunque (qualcuno in Svizzera come il terzino Citterio) iniziano a tornare e le prime amichevoli sono internazionali nel senso che affrontiamo rappresentative dei soldati inglesi presenti nella città appena liberata.
Vinciamo facile la prima per 10-1 e allora per la seconda gli inglesi formano una selezione un po’ più allenata che, infatti, perde solo per 4-1, il tutto serve anche per riaprire lo Stadio Comunale alla presenza di numerosi militari alleati e italiani.
Tra le forti attese degli sportivi di tutta Italia comincia a metà ottobre il campionato ed evidente è l’enorme difficoltà delle comunicazioni in un’Italia semidistrutta.
Per le trasferte i giocatori nerazzurri sono convocati tramite comunicato pubblicato sul quotidiano cittadino per le sei del mattino della domenica stessa a Porta Nuova, appuntamento all’Agenzia Viaggi nel propileo, si va in pullman e si arriva poco prima della partita, la comitiva di solito è composta da dodici giocatori, allenatore, massaggiatore e accompagnatore.

Nell’Atalanta ci sono due “vecchie glorie” l’ex milanista Boffi tre volte vincitore della classifica cannonieri e soprattutto il grande Meazza, capitano e condottiero dell’Inter e dell’Italia bicampione del mondo negli anni trenta.
Boffi ha solo trent’anni ma il suo potentissimo tiro non basta, solo tre i gol realizzati, Meazza, la stella assoluta dell’Inter e della Nazionale che ha dominato gli ultimi mondiali di anni ormai ne ha trentacinque ed è ancora più appesantito.
L’Inter che arriva a Bergamo alla terza di ritorno è ancora imbattuta e comanda la classifica ma nel testacoda sono i nerazzurri veri a fare l’impresa trascinati proprio da Meazza.
Il vecchio campione ci tiene a dimostrare alla propria ex squadra, e alla stampa milanese, che non è ancora giunto il momento di ritirarsi; sì perché in settimana sulla Gazzetta il “Pepin” nazionale è stato più o meno velatamente invitato ad attaccare le scarpette al chiodo e non l’ha presa benissimo, l’età e gli acciacchi ci sono ma la classe cristallina pure.

Noi siamo con la seconda maglia, il portiere interista Franzosi esce sul nostro numero dieci Cassani, saltano anche due difensori milanesi

Tutta l’Atalanta, però, in uno stadio completamente esaurito, dodicimila spettatori per l’incasso di un milione di lire, gioca la miglior partita del campionato e il gol del vantaggio è da playstation senza che nessuno dei presenti possa avere la minima idea di cosa sarà una playstation.
Uno due Cassani-Bacchetti-Cassani che lancia su Gè, sembra un po’ lungo ma la nostra ala in rovesciata volante rimette sul centro, tira Bacchetti e sulla sua conclusione arriva Meazza con un difensore, controllo e sberla dal basso verso l’alto sotto la traversa, è stato molto più lungo raccontarlo, ma raccontare un gol di Meazza in maglia atalantina non è poca cosa.

Siamo noi con la seconda maglia, giallorossa a strisce larghe, per dovere di ospitalità

L’Inter non la prende bene e dopo un salvataggio sulla linea all’inizio del secondo tempo pareggia con una botta in mischia di Achilli ma Meazza riprende in mano la situazione e ci riporta in avanti, ed è Gè con un tiro dal limite a siglare il definitivo vantaggio.
I milanesi questa volta non ci raggiungono più e alla fine sono applausi per tutti specialmente per il nostro mister Luisito Monti che con Meazza ha giocato e vinto in nazionale.
Dopo questa prodezza il campionato prosegue senza scosse e l’Atalanta non si qualifica per la fase finale ma il gol di Meazza ai biscioni rimane nella storia a fissare il momento in cui un bicampione del mondo ha indossato la nostra maglia aggiungendo, se possibile, ancora più prestigio alla nostra leggenda.

Adriano Gè quattro gol nella Serie A Alta Italia 45/46
Giuseppe Meazza due gol nella Serie A Alta Italia 45/46