Milan-Atalanta 3-3
Soerensen 3′
Rota 11′
Rota 28′
Milano
Stadio San Siro
20 maggio 1951
35a Serie A 50/51
Titta Rota bomber per caso.
Forse non tutti sanno che il grande Titta Rota, ottimo difensore negli anni cinquanta, prima di diventare l’allenatore della magica promozione del 1976/1977 con vittoriosi spareggi annessi, ebbe una brevissima ma molto produttiva parentesi da attaccante.
Corre l’anno o meglio il campionato 1950/1951 ma purtroppo chi non corre molto è l’Atalanta, rispetto alla squadra spettacolo della precedente stagione manca il grande Karl Aage Hansen venduto a peso d’oro alla Juve ed anche Soerensen, almeno inizialmente, ne risente segna e rende meno.
La squadra naviga nella parte bassa della classifica, cambia allenatore (sport sempre di moda) e al posto di Varglien arriva l’inglese Neville.
Il tecnico d’oltremanica cura molto la parte tecnica e tattica ma il problema di base è sempre quello, manca un vero bomber, un attaccante di peso davanti, Cergoli è un attaccante di manovra (andrà a segno solo due volte in ventotto partite) per i gol bisogna sempre affidarsi alla Danimarca.
Alla fine Soerensen arriva comunque a venti gol risvegliandosi nel finale e il sostituto di Hansen, peraltro il suo omonimo Svend, ne fa undici, anche se non c’è paragone con il predecessore.
Nonostante tutto la salvezza è in pratica conseguita quando, a cinque giornate dalla fine, Neville ha un’illuminazione o forse è semplice disperazione e decide che Rota, giovane terzino veloce e potente della squadra giovanile, sarà il numero nove della prima squadra: detto fatto e il tredici maggio Rota esordisce come attaccante in Serie A e subito dà ragione al mister siglando il gol della vittoria per 2-1 sul Como.
Se questo sembra, già un’incredibile combinazione basta attendere sette giorni quando facciamo visita al Milan che è in lotta per rivincere uno scudetto che gli manca dal 1907, per proseguire nel surreale, dopo soli sette minuti è il solito Soerensen a centrare l’angolo alto di Buffon e dopo altri soli quattro minuti è il Titta a centrare lo stesso angolo da trenta metri, 0-2 e siamo all’undicesimo.
San Siro è totalmente gelato nonostante la giornata sia calda, quasi afosa, accorcia lo svedese Gren ma verso la mezz’ora è ancora il Titta in azione di mezzo contropiede a centrare lo stesso angolo cui sembra ci siamo affezionati con un altro tiro parabolico (anche perché il Buffon dell’epoca si fa trovare spesso fuori porta) così al termine del primo tempo un’Atalanta già in sostanza salva sta battendo a San Siro il Milan capolista a quattro partite dallo scudetto e Rota ha già fatto doppietta, siamo 1-3.
Alla fine è 3-3 dopo che nel secondo tempo il nostro stopper Bertil Nordhal ha, diciamo così, perso un po’ la marcatura del fratello e famoso centravanti Gunnar che ispira la rimonta rossonera con un gol.
Passato lo spavento nelle successive tre ultime giornate il Milan vincerà lo scudetto e Rota segnerà ancora due gol terminando il campionato dell’esordio con l’incredibile score di cinque reti in cinque partite, anche se non sembra stiamo sempre parlando di un esordiente in Serie A di diciannove anni che per di più è un terzino.
Ancora più incredibile è che dall’anno successivo Rota sarà impiegato solo come terzino, giocherà in Serie A fino al 1964 passando al Bologna e tornando a casa giusto in tempo per vincere la Coppa Italia, ma non segnerà mai più un solo altro gol rimanendo ai cinque delle cinque partite iniziali.
In questa storia d’intrecci atalantini tra attaccanti e difensori lo stesso Titta Rota due anni prima, nel 1949, era diventato campione d’Italia della categoria “Ragazzi”, l’attuale “Primavera”, in una squadra che aveva come bomber assoluto tale Franchino Galimberti e se il cognome può suonare famigliare non è una combinazione, era proprio il papà di Claudio, di padre in figlio insomma non è solo un modo di dire.