1907/1925: la preistoria
1907-1920
Nei primi tredici anni della nostra esistenza è impossibile parlare di calciomercato, in effetti l’Atalanta inizia a giocare al calcio solo nel 1914, i giocatori sono tutti bergamaschi, i due “stranieri” sono i milanesi Albisetti e Conforti che vengono convinti a giocare a Bergamo.
Facciamo un passo indietro, nel 1913 il milanese De Vecchi, soprannominato “Il figlio di Dio” per la sua bravura e classe, gioca nel Milan e fa il fattorino in banca, il Genoa lo vuole a tutti i costi e gli offre una cifra spaventosa per l’epoca, 24.000 lire (un operaio ne guadagna circa 100 al mese), lo fa trasferire sempre come fattorino MA in una banca genovese nel capoluogo ligure.
Nello stesso 1913 “acquista” dall’Andrea Doria tre giocatori per un totale di 1.900 lire, fortissime le reazioni, il professionimo era vietato le società si prendono una bella multa e i giocatori un anno di squalifica.
La Carta di Viareggio è del 1926, in pratica la Federcalcio, visto il clamoroso sviluppo del calcio in Italia regolamenta una serie di aspetti all’epoca non ancora definiti.
Il più importante è la suddivisione dei giocatori in dilettanti e non-dilettanti (cioè professionisti) per questi ultimi viene prevista di fatto la possibilità di cessione ad altra società, fino a questo momento bisogna ricorrere a sotterfugi di ogni genere, il giocatore non può che esser dilettante e quindi si provvede con “assunzioni” in ditte magari del presidente della società, con stipendi magari non proprio corrispondenti all’impiego del giocatore ma soprattutto un giocatore nato in una provincia non può lasciarla calcisticamente (solo per comprovate ragioni di lavoro, il calcio non lo è considerato naturalmente, ad esempio un bergamasco può giocare solo nell’Atalanta o comunque in un’altra squadra bergamasca).
1920/1921
La storia del calciomercato atalantino si può dire in qualche modo inizi dopo lo spareggio di Brescia del 1919 con la Bergamasca, siamo naturalmente lontani anni luce da come viene concepito oggi, d’altra parte nemmeno le più forti squadre italiane trattano giocatori fino circa alla metà degli anni venti, un centinaio di anni fa.
Comunque la fusione risale all’aprile 1920 ma già a inizio stagione qualcuno dalla Bergamasca arriva, non uno qualsiasi, Giacomo Cornolti che si porta dietro il fratello Pierino, certo le due società sono ancora distinte entità anche se la fusione è ormai nell’aria.
Come detto la fusione con la Bergamasca è della vigilia di Pasqua del 1920, i dirigenti delle due squadre si trovano al Caffè Turani dopo cena (più o meno come per fare il fantacalcio oggi) per selezionare tra le due rose i migliori giocatori.
Detta così pare una cosa ragionevole, in realtà solo per il portiere ci vuole un’ora e quando a mezzanotte passata il proprietario tenta di sollecitare (il poveretto vorrebbe chiudere il bar) la discussione è arrivata solo ai centrocampisti, anzi la discussione è diventata, se possibile, ancora più accesa, per il ruolo di ala destra i dirigenti atalantini dicono di voler portare a Bergamo un “forestiero” (vuol dire semplicemente che non è nato nella nostra provincia), grande scandalo anche se viene garantito che si tratta di “un grosso nome”, (banalmente si vogliono tenere a Bergamo i due “stranieri” già arrivati, che sono poi i due milanesi Bianchi e Ponti, tutto qui) i dirigenti della Bergamasca, il postino Battaglia (nomen omen) in testa, si offendono per non esser stati informati e se ne vanno.
Gli atalantini, forti della vittoria allo spareggio e quindi della scelta del nome, Atalanta Bergamasca Calcio, rimangono padroni del campo, tra gli altri motivi di contrasto i “Bergamaschi” ritengono che alla lunga il lungo nome verrà abbreviato in Atalanta e nessuno ricorderà più la Bergamasca, in effetti hanno assolutamente ragione; in tutto questo il più contento è il padrone del Caffè Turani che può finalmente chiudere offrendo i grappini.
1921/1922
Siamo ormai “fusi”, siamo nerazzurri e arrivano pure i primi acquisti da Milano (dopo i due “convinti” nel 1914 e gli altri due della stagione precedente) anche in questo caso però c’è un motivo, si scioglie la squadra meneghina dell’Enotria Goliardo e quattro giocatori vengono qui, sono il portiere Pelvi, l’attaccante Chieppi e i fratelli Pironi.
Il migliore risulterà il portiere Pelvi che andrà poi addirittura al Napoli, i quattro nuovi arrivi prendono una specie di stipendio, siamo quasi al professionismo, certo viene chiamato “mancato guadagno” o “rimborso spese” il problema è che pure tutti gli altri giocatori bergamaschi lo scoprono e chiedono ovviamente uguale trattamento.
1922/1923
Nuova stagione e altro “prelievo di massa” stavolta dall’Alpe (si è quella dell’oratorio delle Grazie) ovviamente senza un corrispettivo, arrivano Fumagalli, Varasi e Leidi, mentre Boninsegna torna dall’Olona Pro Milano, non è che preleviamo giocatori da grandissime realtà (per il momento).
Dal Legnano il centrocampista Martinelli (avendo la residenza a Bergamo può giocare solo qui) grande e grosso, lento ma con un gran tiro.
Sono comunque buoni arrivi, vinciamo il nostro girone di Seconda Divisione Nord ma serve a nulla, per la ristrutturazione dei campionati non ci sono promozioni.
1923/1924
Martinelli ritorna all’Alzano dal quale arriva il centravanti Scarpellini.
Dall’Ardens arriva anche il secondo Cornolti, Riccardo.
Dall’Alpe Radaelli, è un portiere ex pure della Bergamasca.
Buschi rimane all’Alzano ma arriverà tre anni dopo.
1924/1925
I movimenti da una stagione all’altra sono pochissimi rispetto all’oggi, in pratica si contano sulle dita di una mano, al limite viene promosso qualcuno dalla squadra riserve, ad esempio nella stagione 24/25 l’unico acquisto è tale Carano dalla Reggiana, in realtà il ragazzo è semplicemente a fare il militare a Bergamo quindi per un anno gioca nell’Atalanta (con nove presenze in tutto).