Atalanta-Milan 1-1
Stadio Comunale
24 gennaio 1990
Coppa Italia 89/90 2a Girone quarti di finale
“Meglio uomini che campioni”
Non siamo in tantissimi, è un mercoledì pomeriggio lavorativo ma a fine partita incidenti ce ne sono, viene arrestato (per qualche ora) un mio amico per la prima e unica volta, ci vado vicino pure io per la prima e unica volta.
Siamo all’episodio più vergognoso della nostra storia, vergognoso per gli altri naturalmente.
Parliamo della Coppa Italia, dopo aver superato i primi due turni a eliminazione diretta contro Torres e Bari (anche se solo ai tempi supplementari) i quarti di finale prevedono uno strano gironcino a tre squadre, dove troviamo Milan e Messina (che milita in Serie B).
Sono previste partite di sola andata e il sorteggio prevede come primo turno la nostra trasferta a Messina, si gioca la sera del tre gennaio sotto un diluvio quindi su un campo pesantissimo e finisce senza reti; nel secondo turno il Milan ospita a San Siro il Messina e piovono gol, finisce 6-0 e quando ospitiamo i rossoneri nella partita conclusiva siamo obbligati a vincere per andare in semifinale.
E’ il Milan dei tre olandesi e le formazioni schierate sono le migliori possibili, anche se ci sono assenze importanti da ambo le parti, Ancelotti e Van Basten da una parte Contratto, Nicolini, Bonacina ed Evair in casa nostra, siamo in tredicimila a spingere la squadra verso la qualificazione nonostante la giornata fredda e soprattutto nonostante si giochi alle 14.30 di un mercoledì lavorativo.
E’ ovviamente Ferron il portiere più impegnato, il nostro numero uno è chiamato più volte al lavoro su tiri da fuori di Donadoni e di Fuser e all’uscita sui piedi di Simone solo davanti a lui.
Alla prima occasione passiamo noi, quando mancano quattro minuti all’intervallo su un lancio lungo colpisce Caniggia di testa al limite, Bresciani si libera di Baresi con un rimpallo, si gira benissimo su Galli (lo stopper) fulminando Galli (il portiere) con una legnata sul primo palo.
Nella ripresa esce anche Caniggia infortunato ed entra il Cina ma nonostante l’uscita del nostro attaccante più forte siamo noi a esser molto più pericolosi in contropiede due volte con Bresciani, Ferron deve lavorare molto meno, a cinque minuti dal termine esce anche Bresciani per Vertova e dietro ormai non corriamo più rischi finché accade l’incredibile.
Ultimo minuto, il povero Borgonovo rimane a terra in area mentre l’azione è terminata e la palla è in mano a Ferron, Fabrizio la tocca a Stromberg che gliela ridà in mano (siamo nel 1990, si può) nel frattempo l’attenzione è attirata sul fatto che l’attaccante rossonero non si è rialzato.
Glenn allora se la fa ridare e, senza nemmeno pensarci un attimo, mette in fallo laterale esattamente lì dov’è cioè sul lato corto della nostra area.
Lo stesso Ferron ha un gesto istintivo come a dire “ma buttala fuori lontano” quasi come se presagisse la vergogna successiva, ma nessuno pensa possa accadere qualcosa di simile.
Il gioco riprende, batte la rimessa laterale Rijkaard che, senza volerlo naturalmente, non la ributta fuori o la passa a un nostro giocatore ma casualmente la dà al compagno Massaro il quale, sempre senza volerlo, la butta a spiovere nella nostra area dove Borgonovo se ne impadronisce (anche perché noi siamo tutti fermi) e, spalle alla porta, subisce una lieve trattenuta da Barcella.
L’arbitro Pezzella fischia il rigore e scoppia ovviamente il finimondo, si protesta con il direttore di gara (che è sicuramente il meno colpevole e non ha colpe se i milanisti si sono comportati in modo indegno) ma si pensa che a questo punto il rigore sarà volontariamente sbagliato da Baresi in modo evidente per rimediare a quanto accaduto.
Soprattutto si pensa che l’ordine arriverà da Sacchi in panchina, stiamo parlando della squadra campione del mondo in carica e, anche se dovuto, un gesto del genere avrebbe comunque avuto grande risonanza.
Niente del genere, Baresi segna spiazzando Ferron ed è addirittura complimentato da Maldini, Massaro e, ancora più incredibile, dal bergamasco ed ex atalantino Donadoni, chi c’è vede e se ne ricorda.
Sul centro Stromberg, furioso ma anche allibito, dà un gran calcione al pallone buttandolo lontano e la partita finisce dando il via alla pantomima successiva, l’uscita dal campo tra i due allenatori non è naturalmente tranquilla ma sono le dichiarazioni post partita a dare una nota di comicità pura.
Sacchi si scusa ma dice anche che l’anno prima abbiamo vinto a Milano con un tiro in porta e lui non si è lamentato (cosa possa centrare è lasciato alla buona volontà dei lettori) l’olandese dice che “poteva dare la palla a un avversario ma non l’ha fatto per risparmiare tempo e quindi l’ha data a un compagno” (due volte geniale se sei in buona fede si perde altro tempo … certo… SE sei in buona fede) cioè Massaro che si offende se qualcuno osa dubitare della sua buona fede e dice che “ha buttato il pallone in mezzo all’area per ridarlo al portiere” (come del resto avviene sempre quando si restituisce il pallone, qui basta aver visto qualche partita per ridere) e non pensava certo… non credeva…
A sua volta Borgonovo, forse il lievemente meno colpevole, (anche se poi nel tempo sarà l’unico a chiedere veramente scusa prima di purtroppo scomparire per un male terribile) appena rialzato non sapeva nulla, ha visto la palla ed ha giocato.
Come si vede tutta una serie di sfortunate coincidenze alle quali però si poteva comunque metter rimedio, bastava che il capitano e giocatore simbolo Baresi decidesse di buttarla evidentemente fuori… risposta “io ho fatto il mio dovere se no m’indagavano” .
Addirittura il Baresi attuale, nella sua autobiografia uscita recentemente ha il coraggio di sostenere che non aveva visto quello che era successo e non era al corrente della situazione riuscendo, per quanto paia impossibile, a peggiorare la figuraccia fatta, smentendo il Baresi del 1990.
Certo oppure sarebbe bastato che il suo allenatore glielo avesse ordinato e qui non abbiamo risposte perché a fine partita nessuno gliel’ha chiesto, chissà come mai.
Il giorno dopo la Gazzetta titola in prima pagina un cubitale “Milan arrossisci” (non osando un “vergogna”).
Il suo direttore Cannavò prende comunque posizione con un corsivo sempre in prima pagina (“La cafonata del mercoledì”) e telefona più volte al Cesare per propiziare una rappacificazione.
Il presidente del Milan Berlusconi prova a rimediare mediaticamente simulando di poter cedere la qualificazione a noi (ben sapendo che in realtà non è possibile) e promettendo un’amichevole pacificatoria, idea se possibile ancora migliore visti gli ottimi rapporti dopo quanto accaduto, come avranno modo di rilevare i bergamaschi milanisti qualche mese dopo la sera della loro vittoria in Coppa dei Campioni.
La migliore risposta la dà la Nord con uno striscione apparso nella successiva partita casalinga “Meglio uomini che campioni, Glenn sei unico”.