1968/1969 (2a parte): i due Menichelli
C’è un caso che nella sua assurdità ben spiega la confusione e l’incompetenza presenti in società, il consigliere Maj decide l’acquisto per 27 milioni di Menichelli.
Ora, bisogna spiegare un attimo, nel 1968 Giampaolo Menichelli è un trentenne giocatore della Juventus, ex nazionale, certo nella fase discendente della propria carriera ma per l’Atalanta sarebbe un buon acquisto, forse addirittura ottimo.
Torniamo alla scena iniziale, il consigliere Maj telefona al segretario Leidi annunciando l’acquisto di Menichelli per 27 milioni, una cifra ragionevole per un giocatore della Juventus; Leidi ne è contento ma due giorni dopo arriva in sede un giovanotto con la sua valigetta, è…Menichelli solo che è un altro Menichelli rispetto a quello noto a livello nazionale.
Questo giovanotto è Massimo Menichelli, arriva dai ragazzi della Spal e qui non giocherà nemmeno in Primavera, Maj l’ha pagato 27 milioni, non è chiaro cosa ci abbia potuto vedere.
I movimenti in entrata e uscita sono davvero tanti, il fratello di Beppe Savoldi, Gianluigi, va in prestito al Viareggio, un giovane Giampiero Marchetti va al Lecco in comproprietà nell’operazione Incerti e Pesenti termina la carriera a causa del gravissimo infortunio occorsogli a Firenze nel dicembre 1967.
Alla Fiorentina viene ceduta l’ala Danova, dopo tre stagioni più che buone, fa in tempo a giocare le partite di Coppa Italia di questa stagione 68/69, saranno le uniche tracce positive della stagione, vinceremo il girone a quattro con Como, Lecco e Inter ma non passeremo comunque il turno, sono nove gironi e la peggiore vincente (cioè con punteggio più basso) viene eliminata, con quattro punti siamo proprio noi.
Le uscite sono terminate ma le entrate sono molto più numerose, arrivano due portieri, De Rossi dal Prato e Grassi dalla Lucchese, entrambi arrivano dalla Toscana, il secondo arriva addirittura dalla Serie D.
Tra i due però sarà proprio Grassi che farà una carriera tra Serie A e Serie B tornando pure a Bergamo nell’altra sfortunata stagione 72/73 (farà in totale tre stagioni qui, una più sfortunata dell’altra come risultati di squadra, due retrocessioni in Serie B e una sfiorata in Serie C).
Non è finita, dalla Solbiatese il difensore Castoldi, dallo Spezia l’attaccante Roffi e dal Lecco l’attaccante Incerti che sarà secondo bomber alla pari di Nastasio con cinque gol.
Dopo lo spettacolare pareggio alla prima giornata con la Juventus, un 3-3 che ricordo bene di persona, perdiamo a Firenze alla seconda con un rigore inesistente all’ultimo minuto, la reazione è violenta e alla fine assommiamo tre giornate di squalifica per il portiere De Rossi, due a Gigi Milan, una a Clerici e inizia a serpeggiare in squadra un nervosismo, anche giustificato, che poi si estenderà alla dirigenza e poi alla tifoseria con una partita persa a tavolino (con la Roma), un giocatore che prenderà dieci giornate di squalifica (Dotti) un sacco di ammonizioni e espulsioni e pure infortuni.
Nel mercato di novembre si cerca di correre ai ripari prendendo ancora giocatori, addirittura quattro, il difensore Dordoni dalla Sampdoria, il centrocampista Lazzotti dalla Spal, un altro centrocampista dal Como, Sironi e, visto l’infortunio di Cometti a Vicenza, un altro portiere ancora, Mantovani dal Milan.
Dalla Primavera esordiscono pure ragazzi come Moro e Doldi (che a febbraio 1969 vinceranno il Torneo di Viareggio con la Primavera stessa allenata da un altro Moro, Silvano) insomma alla fine avranno giocato almeno una partita in stagione ufficiale ventotto giocatori, per l’epoca è un numero pazzesco visto che esistono solo due cambi possibili e uno è quello del portiere.
Nel generale casino non potevano mancare cambi di allenatore, a inizio marzo salterà Angeleri sostituito proprio dall’allenatore della Primavera Silvano Moro al quale si chiede un mezzo miracolo pochi giorni dopo la vittoria al Viareggio.
Tutto questo non bastando a tre giornate dalla fine il miracolo intero si chiede al vecchio Ceresoli (che giustamente, scherzando con l’omonimia, dice ” mi chiamo Ceresoli ma non sono quello delle pompe funebri”), ovviamente e giustamente arriviamo ultimi e retrocessi.