1946/1947: Hungarian Rapsody venti anni dopo
Mantenere un certo riserbo sulle nostre operazioni di mercato fa parte della nostra tradizione, nell’estate del 1946 (siamo a metà luglio) i giornali locali scrivono testualmente che “i dirigenti nulla fanno trapelare” e che il nostro mercato è “un mistero”, insinuando che non si voglia comprare.
Un tifoso scrive al Giornale del Popolo che “tutte le altre squadre sono già a buon punto mentre l’Atalanta svolazza qua e là indecisa con il risultato di arrivare sempre con un attimo di ritardo” pare proprio di leggere commenti social odierni.
Il cronista comunque, bontà sua, “nutre sempre gran fiducia nel presidente Turani e nel vice Marelli” e concede che “aspetta serenamente che finalmente si levi il velo di mistero e silenzio”.
Il 20 luglio l’Atalanta ne ha abbastanza e in un articolo intitolato “L’Atalanta parla” la società dice l’ovvio, cioè “che non si possono sbandierare le operazioni in corso” e prosegue in un linguaggio d’epoca facendo presente in sostanza che l’operatore di mercato più capace lavora in silenzio specie se non ha grandi disponibilità.
Ribadisce la società che non si può diventare “uno squadronissimo dall’oggi al domani” che Bergamo non dà un contributo di incassi adeguato e che non siamo le torinesi, cioè le grandi dell’epoca, per poter spendere milioni con leggerezza.
Comunque viene assicurato che “una buona squadra sarà sempre varata anche con un pò di fortuna” buon senso bergamasco insomma.
In effetti le operazioni in uscita ma soprattutto in entrata saranno tantissime, si inizia lasciando liberi i due “nomi” della precedente stagione, Meazza e Boffi, ormai non più in grado di giocare nella massima serie.
Cassani e Del Medico vanno al Modena senza troppi rimpianti, Gè alla Cremonese e Stombelli al Piacenza, il giovane Colombelli al Piombino e Zarlatti all’Udinese.
In entrata attraverso l’allenatore Luis Monti si è cercato di prendere due argentini ma poi le difficoltà del trasporto aereo riservato ancora agli aerei alleati e il problema di trattare in pesos invece che in lire (difficoltà oggi risibili ma all’epoca no) hanno bloccato tutto, si va su due ungheresi, arriveranno però a campionato già iniziato, ne riparleremo.
Intanto però arrivano elementi molto solidi e efficienti, si sta iniziando a costruire l’Atalanta del quinto posto della stagione successiva, arriva il forte difensore Manente dall’Udinese (rimarrà due stagioni segnando pure su rigore, andrà alla Juventus e in Nazionale, una roccia), dal Bologna l’ordinato mediano Todeschini che si era cercato di prendere pure l’anno prima, una specie di Fortunato, molto forte finchè non viene contrastato, rimarrà due anni prima di scendere di categoria e diventare un noto scultore.
Altri innesti importanti il centravanti di manovra Cergoli, oggi diremmo falso nueve, farà tanto bene da esser ceduto subito alla Juventus l’anno successivo ma tornerà dopo due stagioni per farne altre cinque in nerazzurro, il centrocampista veneto Randon dal Cassano d’Adda (che comunque gioca in Serie C) farà quattro ottime stagioni prima di farne il doppio al Bologna diventandone una bandiera.
Torna pure il “Cinesino” cioè Salvi dal Brescia.
Altro pilastro in mezzo al campo sarà Mari dalla Cremonese, tre ottime stagioni poi anche lui raggiungerà Manente alla Juventus; nel frattempo siamo arrivati a fine agosto e allo stadio inizia la preparazione sotto la guida dell’allenatore Monti, il presidente Turani guida con mano ferma ma a distanza la società, in pratica gli operativi sono Mayer e Tentorio (cioè il nostro ex giocatore di metà anni trenta), la coppia Turani-Tentorio sarà la guida per la nostra ascesa degli anni cinquanta.
A inizio settembre l’assemblea dei soci certifica che il disavanzo è di cinque milioni, mica poco, inizia la campagna abbonamenti, le tessere si possono sottoscrivere nella nuova sede dell’Atalanta in Via XX Settembre sopra il negozio di abbigliamento Leidi, consigliere della società.
I prezzi: Tribuna Centrale numerata 7.100 lire, Laterale numerata 5.100 lire, Laterale coperta 3.100, Gradinata 1.600, intanto si giocano le prime amichevoli, ne facciamo tre a Vimercate e il 22 settembre inizia il campionato.
A campionati già ben inoltrato come detto arrivano due ungheresi, come i loro connazionali degli anni venti uno forte e uno…meno (anche molto meno): quello forte è Kincses, arriva dal Kispest Budapest, esordisce alla decima giornata a fine novembre contro il Genoa, farà nove gol e andrà subito alla Juventus, stabilizzandosi poi in squadre di media classifica, tornerà all’Atalanta a metà anni cinquanta come allenatore delle giovanili atalantine.
Quello…meno bravo è Olajkar, arriva anche lui dal Kispest Budapest, gioca solo sette partite, è grande e grosso tanto quanto Kincses è piccolo e veloce: l’anno successivo andrà al Lecco poi tornerà in patria e verrà purtroppo fucilato nel 1956 in Ungheria durante la ribellione all’Urss.
Il campionato sarà buono, nonostante le dimissioni improvvise, proprio appena dopo la prima partita degli ungheresi, dell’allenatore Monti a fine novembre, motivi famigliari, e ritorno in Argentina.
Al suo posto tornerà Fiorentini che ci aveva già allenati per due stagioni a inizio anni quaranta, con mano sicura ci porterà a un ottimo ottavo posto finale.