1945/1946 (2a parte): un dio del calcio nella Dea
Siamo in pieno agosto i bergamaschi per quanto possibile cercano di andare in ferie anche solo in montagna o su qualche lago, è la prima estate di pace dopo cinque anni, ma in città si lavora sodo per completare l’organico, ci sono tanti giovani giocatori in prova nelle amichevoli ma le difficoltà maggiori sono per definire gli “stipendi” dei titolari.
La società fa sapere alla stampa che “gli stipendi fissati sono abbastanza alti, certo superiori a quelli di un impiegato di concetto” precisazione che oggi fa sorridere.
Nel frattempo l’esercito inglese chiede la rivincita e mette insieme una squadra più selezionata con gente che al calcio in patria in qualche modo ha giocato, allo stadio c’è comunque gente, lo zoccolo duro dell’epoca, nonostante le ferie e il precedente 10-1.
In effetti la squadra inglese fisicamente questa volta c’è, certo di fronte non c’è invece l’Atalanta vera, molti ragazzi in prova, si distinguono Cappelli e Galliani con due doppiette, finisce “solo” 4-1.
Qualche giorno dopo su l’Eco si trova pure notizia di qualche trattativa, il forte centrocampista dell’Inter Todeschini è nelle nostre mire ma costa troppo, un milione e mezzo la richiesta milanese, arriverà comunque la stagione successiva e farà molto bene per due campionati.
Qualche tifoso, ma pure la stampa, inizia ad avere dei dubbi sui giocatori rimasti vincolati dal 1943, sono passati due anni, è meglio vederli sul campo anche se alcuni di essi sostengono di esser ancora a corto di allenamento per giocare, sempre il Pesenti ironizza sperando di vederli in campo almeno per la prima di campionato di metà ottobre.
A fine agosto scoppia la bomba, tre acquisti definiti, arrivano dal Milan l’attaccante Del Medico, il centrocampista Gallo e addirittura l’attaccante Boffi (tre volte capocannoniere della Serie A).
Boffi, certo, ha ormai trenta anni, un pò come se ne avesse almeno trentacinque oggi, ma è un nome pesantissimo; in effetti farà solo tre gol, il tiro potentissimo è rimasto ma è ormai troppo lento.
Siamo ormai a inizio settembre e l’esercito inglese ci riprova per la terza volta, questa volta schiera la squadra vincitrice del campionato militare alleato nella quale pare ci siano addiritura dei nazionali, l’Atalanta se la gioca sempre con qualche titolare, per il resto riserve e ragazzi in prova.
La domenica i tifosi presenti trovano la sorpresa di un nuovo acquisto in campo, Bacchetti dall’Udinese (un ex partigiano che farà una tragica fine ma che in campo è davvero forte, finirà poi al Napoli), la partita finisce ancora 4-1, la squadra inglese è in effetti più forte e allenata ma anche l’Atalanta è migliorata, fa una doppietta il titolare Gè, segnano anche Stombelli e Andreoni e con l’esercito inglese la pratica è definitivamente archiviata.
L’attesissimo esordio di Boffi è il 10 settembre, finalmente giochiamo contro una squadra vera (anche se è solo il Crema), l’ex bomber milanista ricambia con una doppietta, segnano anche altri due nuovi, Gallo e Del Medico, finisce ancora 4-1, ormai siamo abbonati.
Proseguono le trattative, si cerca di riavere Cominelli dall’Inter che però per liberarlo vuole mezzo milione, niente da fare (tornerà due anni dopo) arriva Zarlatti dal Rimini e subito cerca di farsi cedere alla Pro Gorizia che gli offre di più (niente da fare), il Napoli ci chiede Cassani ma noi spariamo una cifra tale da chiudere immediatamente ogni spiraglio.
L’ex stella Bonomi ormai trentaduenne (per l’epoca tanti, come se ne avesse trentasette oggi) va al Lecco in Serie B, dal lago tornano i giovani Casari e Schiavi, Bussi va al Vicenza dove però non giocherà mai causa infortunio, il portiere Sibella va al Piacenza, l’ala Zandali al Legnano e soprattutto il forte argentino Lamanna va allo Spezia in Serie B, peccato ma la causa è l’età, ha ormai trentatre anni.
A metà settembre arriva a Bergamo la Pro Patria con la quale c’è solo una categoria di differenza, vinciamo 2-0 con doppietta di Del Medico e la notizia viene messa addirittura in prima pagina, certo all’epoca il giornale è composto da un foglio quindi due pagine ma di solito siamo nella seconda.
Cinque giorni dopo un’inaspettata figuraccia a Gallarate, i locali ci battono 2-0, certo il campo è piccolo e brutto, piove e per un infortunio giochiamo praticamente tutta la partita in dieci ma la figura rimane.
Inizia ottobre e inizia con un’altra sconfitta in amichevole, il Brescia passa a Bergamo 1-0, all’epoca non ci si bada ma due settimane dopo Atalanta-Brescia sarà la prima di campionato, noi prendiamo due pali ma i tifosi si accalorano nei commenti sulla squadra, l’attacco è ritenuto il reparto più debole.
Il problema si riconferma la settimana dopo nell’ultima amichevole precampionato con il Lecco, altra squadra di categoria inferiore, finisce a reti bianche e le preoccupazioni aumentano.
Il 14 ottobre inizia il campionato, faticheremo a segnare un gol che arriverà solo alla quarta giornata, alla quinta esordirà l’ultimo (e sicuramente ancora più clamoroso di Boffi) acquisto, arriva Meazza, ha trentacinque anni, ha giocato l’ultima stagione di guerra nel Varese e l’ultimo campionato regolare nella Juventus, è come se oggi arrivasse un trentacinquenne Messi.
Certo trentacinque anni del 1945 non sono la stessa cosa, il bicampione del mondo ha grossi limiti fisici, giocherà solo quattordici partite facendo pure l’allenatore dalla settima alla tredicesima giornata tra l’esonero di Nehadoma e l’ingaggio di Monti.
E’ impossibile far capire oggi cos’è Meazza a Bergamo nel 1945, il dio del calcio degli anni trenta, il primo calciatore italiano a fare pubblicità sui giornali ad alcuni prodotti, vincitore di due mondiali con l’Italia nel 1934 e 1938, tre volte capocannoniere e pure un notevole fascino con le donne, in questo forse più un Cristiano Ronaldo come personaggio mondano.
Segnerà solo due gol però importantissimi, il pareggio su rigore a Brescia la prima di ritorno (lui che su rigore segnò al Brasile nei mondiale 1938 tenendosi i pantaloncini con una mano causa rottura dell’elastico) e due domeniche dopo il gol vittoria all’Inter, lui mito interista e bandiera dei biscioni.